Credevano fosse solo una segretaria qualunque, ma la verità sulla nuova arrivata li ha completamente sconvolti

Credevano fosse solo una segretaria qualunque, ma la verità sulla nuova arrivata li ha completamente sconvolti

«Riposo.» disse. La sua voce riempì l’aria, chiara, sicura. Era la stessa voce che aveva guidato il cargo nella notte.

«Per l’ultima settimana,» cominciò, «ho camminato in mezzo a voi. Ho compilato le vostre pratiche. Ho portato il vostro caffè. E ho ascoltato.»

Si fermò. Lasciò che le parole si fermassero anche nella testa di chi la guardava.

«Vi ho sentito dire che il sistema è rotto.» continuò. «Avevate ragione. Vi ho sentito dire che ai piani alti non importa nulla. Lì vi sbagliavate.»

Scese da dietro il leggio, prendendo il microfono in mano. Camminò lentamente lungo la prima fila.

«Ho visto il Maresciallo Capo Coletti tenere in piedi un parco mezzi con pezzi recuperati e ostinazione, perché non voleva lasciare a piedi la sua squadra. Questo è comando.»

Coletti si raddrizzò quasi impercettibilmente, ma il petto si gonfiò d’orgoglio.

«Ho visto il Maggiore Valle combattere ogni giorno contro un server che andava sostituito dieci anni fa, cercando di proteggere la sua gente dal burnout di cui lei stessa soffriva.» continuò Lea. «Questo è onore.»

Valle ingoiò a fatica, gli occhi lucidi ma lo sguardo fisso in avanti.

«Ma ho visto anche altro.» La voce dell’Ammiraglio si abbassò, diventando tagliente. «Ho visto arroganza.»

Si fermò davanti al gruppo di piloti che l’avevano derisa in sala relax. Erano rigidi come statue, il sudore freddo sulla schiena.

«Ho visto piloti prendere in giro chi li tiene in volo.» disse piano. «Ho visto impiegati allontanare pratiche perché “non era compito loro”. Ho visto una cultura che si è abituata alla mediocrità perché è più comoda della fatica di puntare all’eccellenza.»

Un mormorio, subito strozzato. Nessuno osava parlare.

«Il grado,» disse Lea, «non è uno scudo. È un peso. Le stelle sulla mia spalla non mi rendono migliore di voi. Vuol dire che io lavoro per voi. E da oggi, voi lavorerete gli uni per gli altri.»

Si voltò, guardando di nuovo l’intera formazione.

«Questa base è sotto il mio comando, ora.» dichiarò. «L’arretrato finisce oggi. Le scuse finiscono oggi. Metteremo in sesto i mezzi, faremo volare i velivoli, e lo faremo come un’unica squadra. Se avete un problema, lo affrontate. Se non riuscite a risolverlo, lo portate a me. Ma non voglio mai più vedervi guardare dall’alto in basso la persona accanto a voi.»

Portò la mano alla visiera e fece un saluto secco, preciso.

«Congedo.»

Porto Vigile non cambiò dall’oggi al domani. Le tubature continuavano a perdere, il vento continuava a graffiare le lamiere, il server – per il momento – era sempre quello. Ma qualcosa, nell’aria, cambiò subito.

I piloti smisero di saltare le file. Le pratiche iniziarono a viaggiare più veloci. Quando l’Ammiraglio Moretti attraversava i corridoi, ora in divisa bianca, la gente non abbassava più lo sguardo: si fermava, salutava. Non perché doveva. Perché voleva.

Un mese dopo, qualcuno bussò alla porta del suo ufficio.

«Avanti.» disse Lea.

Il Maresciallo Coletti entrò, togliendosi il berretto tra le mani enormi. «Signora Ammiraglio?»

«Prego, Rinaldo.» disse lei, alzando lo sguardo da una scrivania finalmente ordinata.

«Volevo solo dirle che…» tossicchiò, imbarazzato. «I nuovi kit di guarnizioni sono arrivati. Due giorni in anticipo.»

«Bene.» annuì Lea.

Coletti esitò. «E… ehm… grazie. Per l’aiuto con il mezzo, quel giorno. Quando era ancora…» fece un gesto vago con la mano. «…la nuova della logistica.»

Per la prima volta, lui vide un sorriso pieno sul volto dell’Ammiraglio. Un sorriso che scaldava, senza perdere un filo di fermezza.

«Facevo solo il mio lavoro, Maresciallo.» disse. «Solo il mio lavoro.»

Avevano provato a spezzare la nuova impiegata. Invece, era stata lei ad aggiustare tutti loro.

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