Ha pagato la pasticcera per fingere di essere mamma per una settimana: ma quel sabato in pasticceria ha cambiato tutto

Ha pagato la pasticcera per fingere di essere mamma per una settimana: ma quel sabato in pasticceria ha cambiato tutto

Mi avvicinai al bancone. L’altro pasticcere, quello che c’era anche il primo giorno, mi fissava a bocca aperta.

«Li pago tutti,» dissi, indicando i cornetti finiti a terra.

Emma alzò lo sguardo. Il viso era un disastro di lacrime.
«Che cosa sta facendo, Lorenzo?» sussurrò.

«Non può,» dissi piano, ma con una decisione che non sapevo di avere. «Non può insegnare a mia figlia ad amarla… e poi sparire. Non posso… non posso permetterlo.»

«Avevamo un accordo,» singhiozzò, stringendo Chiara ancora più forte.

«L’accordo era folle. Tutto questo è folle. La mia vita è stata folle per un anno intero. Ma è la prima volta che ha un senso.»

Feci un respiro profondo. Ero un dirigente abituato a chiudere accordi. Ma quello era il più importante della mia vita.

«Emma,» dissi, abbastanza forte da farmi sentire in tutto il locale. «Sono innamorato di te.»

Lei rimase a fissarmi. Anche i clienti erano immobili, con le tazzine a mezz’aria.

«Lo so,» continuai, «che è il modo più sbagliato del mondo per iniziare qualcosa. Tutto è nato da una bugia. Ma è la cosa più vera che mi sia successa. Tu non sei Alessia. Non sei un rimpiazzo. Sei… tu. E mi hai fatto vedere cosa è reale. Sei come… come quel coniglietto di pezza del libro.»

Un piccolo, strozzato singhiozzo le sfuggì, simile a una risata. «Sta citando un libro per bambini.»

«È tutto quello che ho,» ammisi. «Non tornare alla tua vita di prima. Vieni nella nostra. Per favore.»

Lei guardò me. Poi guardò Chiara, che ora sorrideva tra le lacrime, la faccia affondata nel suo collo.

«Lorenzo,» disse, con la voce che le tremava, «ci conosciamo appena.»

«Allora cominciamo da lì,» dissi. «Niente più bugie. Niente più recite. Ricominciamo da zero. Adesso.»

Allungai la mano verso di lei.

«Piacere. Mi chiamo Lorenzo Rinaldi. Sono un padre single, un completo disastro, e credo di essermi innamorato della maestra d’asilo di mia figlia.»

«Sono una maestra d’asilo,» mi corresse lei. «Ma non di sua figlia.»

«Un dettaglio tecnico,» risposi, abbozzando un sorriso.

Emma guardò la mia mano tesa. Guardò Chiara. Guardò la pasticceria, il bancone, la sua “vecchia” vita.

Poi prese un lungo respiro, si asciugò le lacrime col dorso della mano e infilò la sua nella mia.

«Ciao, Lorenzo,» disse. «Io sono Emma. E credo di essermi innamorata anche io.»

Dicemmo a Chiara la verità.
Una verità morbida, adatta alla sua età.

Le spiegammo che Emma era un’amica speciale venuta per aiutarla a festeggiare il compleanno. E che adesso, io ed Emma volevamo conoscerci davvero… per vedere se, un giorno, avremmo potuto essere una famiglia.

«Allora Emma può essere la mia mamma vera?» chiese Chiara, con quella brutalità innocente che solo i bambini hanno.

«Forse un giorno,» rispose Emma, baciandole la testa. «Per ora… sono solo Emma. La tua amica, che ti vuole un bene enorme.»

«Va bene,» disse Chiara, come se stesse decidendo cosa mangiare a merenda. «E adesso possiamo avere i pancake?»

Sei mesi dopo, ero in piedi davanti a un piccolo altare nel giardino dietro casa.

Emma camminava verso di me, con un vestito bianco semplice. I capelli sciolti, ancora punteggiati di brillantini: quella mattina aveva fatto un lavoretto con Chiara e una quantità eccessiva di colla e glitter.

Chiara faceva la damigella. Spargeva petali rosa ovunque, senza nessun ordine, ridendo.

Non era una favola perfetta. Era la vita vera.
Litigavamo. Dovevamo andare in terapia per affrontare il modo assurdo in cui ci eravamo conosciuti.
Io dovevo imparare a essere un compagno, non un capo.
Emma doveva imparare a fidarsi, a credere che questa volta fosse reale.

Ma mentre la guardavo avanzare verso di me, con gli occhi fissi nei miei, capii una cosa con assoluta certezza.

A volte, le verità più belle nascono dalle bugie più disperate.
La mia nuova vita è nata da una bugia detta in una piccola pasticceria di quartiere.

Ed è diventata la cosa più sincera, vera e meravigliosa che abbia mai avuto.

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