Ha perso il colloquio della vita, ma in strada salva una bimba: il destino gli restituisce tutto

Ha perso il colloquio della vita, ma in strada salva una bimba: il destino gli restituisce tutto

Mancò il colloquio più importante della sua vita… ma quello stesso giorno salvò senza saperlo un destino 

Il sole del mattino illuminava i palazzi di vetro del centro di Milano mentre Luca Romano si sistemava la cravatta, osservando il proprio riflesso nel finestrino del tram. A ventisei anni, quello era il giorno che aspettava da tempo, sin da quando aveva finito l’università. Anni di lavori precari, di porte chiuse, di sacrifici. Quel colloquio rappresentava finalmente una possibilità concreta.

Luca stava andando alla Consulting Aurora, una società di consulenza molto stimata in città. Per lui non era solo un lavoro: era sicurezza, rispetto, e la possibilità di aiutare zia Teresa, che lo aveva cresciuto da sola dopo la morte prematura di sua madre.

Scese dal tram con qualche minuto di anticipo, stringendo una cartellina con dentro il curriculum, le lettere di referenza e tutte le sue speranze. L’aria era fresca, il cuore gli batteva forte. Camminando lungo il viale, notò davanti a sé una donna elegante e la sua bambina, che non avrà avuto più di cinque anni. La piccola teneva in mano un palloncino rosa che ondeggiava sopra la sua testa.

All’improvviso, il palloncino le scivolò via e finì sulla strada. La bambina corse dietro ridendo, senza rendersi conto che un autobus stava arrivando veloce.

Il cuore di Luca si fermò.
«Signora! Sua figlia!» gridò.
Ma la donna, distratta dal telefono, non sentì.

Luca non pensò. Lasciò cadere la cartellina e si mise a correre. Si lanciò in avanti e afferrò la bambina un attimo prima che l’autobus suonasse il clacson con forza. Caddero entrambi sull’asfalto. L’autobus si fermò a pochi centimetri da loro.

La bambina iniziò a piangere, ma era viva.
La madre corse verso di loro, tremando.
«Dio mio… l’ha salvata! Ha salvato mia figlia!» disse con la voce rotta.

Luca provò ad alzarsi, ma un dolore forte alla caviglia lo fece gemere. Era chiaramente storta. Intorno a lui, i fogli della cartellina erano sparsi e calpestati. Guardò l’orologio: 9:40. Il colloquio era già iniziato.

La donna insistette per portarlo in ospedale, ma lui rifiutò, zoppicando.
«L’importante è che lei stia bene», disse piano, indicando la bambina.

Mentre Luca si allontanava tra la folla, la donna raccolse un foglio strappato: era il suo curriculum. In alto, il nome: Luca Romano. Lesse anche il nome della società: Consulting Aurora. Il suo volto impallidì.
Quella era l’azienda di suo marito.

In quel momento capì una cosa terribile: l’uomo che aveva salvato sua figlia forse aveva perso tutto per quel gesto.

Quella sera, Luca era seduto sul divano del suo piccolo appartamento, con il ghiaccio sulla caviglia gonfia. Il telefono vibrò: una mail non letta, con oggetto “Colloquio mancato”. La chiuse senza aprirla.

Zia Teresa sospirò.
«Hai rischiato la vita per una bambina che non conoscevi. E ora sei senza lavoro.»

Luca sorrise appena.
«È viva, zia. Questo conta.»

«Con “questo conta” non si paga l’affitto», borbottò lei, ma con dolcezza.

Luca fissò il soffitto. Forse non era destino. Aveva perso un sogno, ma aveva salvato una vita.

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