Il milionario torna a casa prima del solito… e non crede ai suoi occhi

Lucia abbassò lo sguardo, chiaramente ferita. Matteo invece tremava.

«Mamma, la signora ha detto che la zia Lucia si approfitta di noi,» esplose il bambino. «E che non deve fare la mamma con me.»

Giulia impallidì.
«Sofia, ti va di dirmi esattamente che cosa hai detto?» chiese con un tono che la sua amica non le aveva mai sentito usare.

Sofia scrollò le spalle.
«Ho solo detto che è meglio che certe cose restino chiare. È una dipendente, non una di famiglia. Non vorrai davvero che ti rubi il posto di madre, vero?»

Giulia fece un passo in avanti.
«Lucia non ruba niente a nessuno. Lucia aiuta mio figlio e aiuta me. E in questa casa chi non rispetta le persone che lavorano qui non è il benvenuto.»

Sofia spalancò gli occhi.
«Giulia, ti rendi conto di quello che stai dicendo?»

«Perfettamente. Se non sai trattare con rispetto chi ci aiuta ogni giorno, è meglio che tu vada,» disse Giulia, indicando la porta.

Sofia, offesa, prese la borsa.
«Non pensavo che ti saresti messa contro un’amica per…» non finì la frase, ma lo sguardo su Lucia fece capire il resto.

«Per una persona che voglio in casa mia molto più di te, sì,» concluse Giulia.

Quando la porta si chiuse, Matteo corse ad abbracciare Lucia.

«Non ascoltarla, zia. Tu sei la migliore,» disse singhiozzando.

Lucia gli accarezzò i capelli.
«Non preoccuparti, guerriero. L’importante è che tu sappia che ti voglio bene.»

Quella sera Alessandro tornò prima del solito e trovò Lucia in giardino con gli occhi lucidi.

«Lucia, che succede?» chiese.

«Niente, signore. È passato,» rispose lei, cercando di sorridere.

Ma alla fine glielo raccontarono, lei e Giulia, con Matteo che interveniva ogni tanto per difendere ancora la sua amata Lucia.

Alessandro sentì la rabbia montare.
«In questa casa nessuno tratterà male chi si prende cura di mio figlio,» disse con fermezza. «Giulia, ti prego, dille che finché vivi qui non voglio più vedere Sofia.»

«Gliel’ho già detto,» rispose Giulia. «Non metterà più piede in questa casa.»

Passarono alcuni giorni.
La ferita si rimarginò pian piano, grazie ai sorrisi di Matteo e al clima di famiglia che si stava creando.

Finché un pomeriggio Alessandro ricevette una telefonata in ufficio.

«Rinaldi, sono Enrico Guidi,» disse una voce dall’altro capo. Era il proprietario di una grossa azienda con cui Alessandro si era spesso scontrato nel mondo degli affari.

«Dimmi, Enrico.»

«Ho sentito dire che hai in casa una collaboratrice straordinaria,» disse Guidi con tono allegro. «Una certa Lucia.»

Alessandro si irrigidì.
«Perché ti interessa?»

«Perché sto cercando qualcuno per mio nipote. Ha avuto un incidente, ha dei problemi nel camminare. Ho bisogno di una persona capace di seguirlo tutti i giorni, con pazienza, come fa la tua dipendente con tuo figlio.»

«E da dove ti è arrivata questa informazione?» chiese Alessandro, anche se intuiva già la risposta.

«Da una comune conoscente,» rispose l’altro. «Sofia. Mi ha parlato di questa ragazza che fa miracoli con i bambini. Voglio farle una proposta.»

«Che tipo di proposta?»

«Le darei il doppio di quello che le dai tu, macchina aziendale, assicurazione sanitaria per lei e la famiglia. Che ne dici? Mi passi il suo numero?»

Il cuore di Alessandro ebbe un sussulto.
Pensò a Lucia, a sua madre che lavorava di notte, al fratello che si divideva tra studio e lavoro.

«Lucia non è in vendita,» rispose piano.

«Alessandro, sii ragionevole. Tutti hanno un prezzo. Per te è solo una colf un po’ speciale. Per me sarebbe una risorsa preziosa.»

«Per me è molto di più di una dipendente,» tagliò corto Alessandro. «È parte della nostra famiglia. E se vuole prendere decisioni sulla sua vita, le prenderà parlando con noi, non passando per te.»

«Se cambi idea, sai dove trovarmi,» concluse Guidi, prima di chiudere la chiamata.

Alessandro rimase per un po’ con il telefono in mano, pensieroso.
Sapeva che l’offerta era davvero grande per qualcuno come Lucia.
Decise di non dirle nulla, almeno per il momento, ma di osservare.

Tre giorni dopo, fu Lucia a cercarlo.

«Signor Alessandro, posso parlarle un momento?» chiese, comparendo alla porta del suo studio.

«Certo, entra.»

Lucia si sedette sulla sedia di fronte a lui, visibilmente agitata.
«Ho ricevuto un’offerta di lavoro,» disse piano.

«Che tipo di offerta?» domandò lui, anche se sapeva già la risposta.

«Da una famiglia molto ricca. Hanno un nipote con difficoltà motorie. Mi hanno proposto uno stipendio molto alto, più di quello che prendo qui, e altri benefici. Credo… credo che la proposta sia collegata a quella signora, Sofia.»

«Vuoi accettare?» chiese Alessandro, senza alzare la voce.

Lucia tacque a lungo.
«Signore, non so che cosa fare. Con quei soldi potrei aiutare davvero la mia famiglia. Mia madre potrebbe smettere di lavorare di notte. Mio fratello potrebbero dedicarsi solo agli studi. Ma l’idea di lasciare Matteo mi spezza il cuore. Lui è diventato… è diventato parte di me.»

«E tu sei diventata parte di lui,» rispose Alessandro.

«Mi sento divisa. Ho un dovere verso la mia famiglia, ma mi sento responsabile anche di Matteo.»

Alessandro la guardò con attenzione.
«Lucia, non voglio comprarti. Voglio solo farti qualche domanda, e ti chiedo di rispondermi con sincerità.»

«Va bene.»

«Sei felice a lavorare qui?»

«Molto felice,» rispose subito.

«Pensi di avere possibilità di crescere qui, con il corso di fisioterapia che stai facendo?»

«Sì. È un’opportunità che non avrei mai avuto.»

«E come pensi che reagirebbe Matteo se tu te ne andassi?»

Lucia chiuse gli occhi un istante.
«Ne soffrirebbe molto. Ieri mi parlava dei suoi progetti per quando correrà senza stampelle. Mi diceva che verrà a trovarmi a lavoro, che aiuteremo insieme altri bambini.»

«Allora qual è il tuo vero dubbio?» chiese Alessandro.

«I soldi, signore,» rispose lei, senza girarci intorno. «La mia famiglia ne ha davvero bisogno.»

Alessandro annuì lentamente.
«Capisco. Lucia, posso fare io una proposta a te?»

Lei lo guardò stupita.
«A me?»

«Posso pareggiare l’offerta che ti hanno fatto. Lo stipendio sarà lo stesso, con l’aggiunta di un’assicurazione sanitaria migliore anche per tua madre e tuo fratello. E nulla cambierà riguardo agli studi e al tuo ruolo con Matteo.»

«Signore, è troppo. Non può…»

«Posso,» la interruppe lui. «E voglio. Non è solo per Matteo, anche se per lui farei qualunque cosa. È perché il tuo lavoro ha cambiato la nostra famiglia. E non posso dire che questo non abbia un valore.»

Lucia iniziò a piangere.

«Signor Alessandro, non so come ringraziarla.»

«Non devi ringraziare me. Devi solo decidere con il cuore dove vuoi stare.»

Lei non esitò oltre.
«Voglio restare qui. Se mi accetta ancora, voglio restare con Matteo.»

«Allora è deciso,» concluse Alessandro, sentendo un grande sollievo.

Quella sera, nel giardino dove tutto era cominciato, Matteo vide Lucia sistemare le sue cose e si preoccupò.

«Zia Lucia, te ne vai?» chiese, correndole incontro con il passo ancora un po’ incerto ma sempre più sicuro.

«No, amore. Resto qui,» rispose lei sorridendo.

«Per sempre?»

«Per molto, molto tempo.»

Matteo la strinse forte.
«Meno male. Devo ancora imparare un sacco di cose. E quando correrò veloce, correrò da te tutti i giorni.»

«E io sarò qui ad aspettarti, mio guerriero,» rispose Lucia.

Passarono i mesi.
Matteo migliorava di giorno in giorno. La terapia ufficiale e gli esercizi con Lucia andavano di pari passo. La famiglia era più unita, con litigi normali, certo, ma senza più quella distanza fredda che c’era stata prima.

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