Per salvare la mia famiglia dalla fame mi diedero in sposa a un ricco: la prima notte rivelò un segreto

Per salvare la mia famiglia dalla fame mi diedero in sposa a un ricco: la prima notte rivelò un segreto

Per povertà fui data in sposa a un uomo ricco: quello che accadde la prima notte sconvolse tutti

Nel 1968, in un piccolo paese agricolo del Sud Italia, viveva Giulia Romano, una ragazza di 21 anni che non aveva mai conosciuto la libertà. Suo padre, Antonio Romano, era un bracciante severo e orgoglioso. Per lui, il valore di una figlia si misurava con il silenzio, l’obbedienza e la reputazione.
Giulia crebbe dietro le tende di casa: mentre le altre ragazze ridevano in piazza, sognavano e parlavano d’amore, lei imparava a cucire, cucinare e ad abbassare lo sguardo. Non aveva mai tenuto la mano di un ragazzo. Non aveva mai parlato da sola con un uomo. La sua vita non era vissuta: era custodita.

Poi arrivò la disgrazia.
Un’estate di siccità distrusse i raccolti. Il lavoro venne a mancare, il cibo scarseggiava. In casa Romano si mangiava pane secco e zuppa allungata con acqua. I fratellini di Giulia piangevano la notte per la fame. La madre piangeva in silenzio all’alba.

Una sera, Giulia sentì voci basse dal soggiorno. Avvicinandosi, udì un nome: Enrico Bellini.
Tutti in paese lo conoscevano: un uomo di 47 anni, proprietario terriero, rispettato, benestante, ma solitario. Viveva da solo in una grande casa fuori dal paese. Nessuno lo aveva mai visto corteggiare una donna.

Quando l’ospite se ne andò, il padre chiamò Giulia a sedersi davanti a lui. Non la guardava negli occhi. La sua voce tremava, non per affetto, ma per vergogna.

“Giulia,” disse, “il signor Bellini ha chiesto di sposarti.”

Lei rimase immobile.
“Ma… io non lo conosco,” sussurrò.

“È un uomo perbene,” rispose il padre. “Potrà mantenerti. Potrà aiutare tutti noi.”

Gli occhi gonfi della madre dissero la verità: non era una proposta d’amore. Era uno scambio.

“Quanto… quanto ha offerto?” chiese Giulia con la voce spezzata.

Antonio deglutì. “Una grossa somma. Abbastanza per salvarci.”

Giulia capì.
“Papà… mi stai vendendo?”

Il silenzio fu la risposta.

Nove giorni dopo, con un abito pagato dallo sposo, Giulia percorse la navata della chiesa sentendosi come se stesse entrando in una tomba. Il primo bacio della sua vita avvenne sull’altare, davanti a sconosciuti, senza amore.
Quella notte entrò nella casa di un uomo che era ormai suo marito, ma restava un estraneo.

Quando Enrico chiuse la porta della camera, parlò con voce calma:

“Giulia… prima che accada qualunque cosa, devo dirti la verità.”

Lei si sedette sul bordo del letto, l’abito ancora rigido addosso. Il ticchettio dell’orologio riempiva il silenzio. Enrico non riusciva a guardarla.

“So che questo matrimonio è stato improvviso,” disse piano. “Ma non ti ho portata qui per farti del male.”

Giulia non rispose.

“C’è qualcosa di me che devi sapere,” continuò. “Io… sono nato diverso.”

Lei lo guardò, confusa.

“Il mio corpo non è come quello degli altri uomini,” disse con fatica. “Non posso essere marito come ci si aspetta. Non posso avere figli. Non posso offrirti quella parte del matrimonio.”

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