Quando l’Amore Sopravvive all’Addio: la Storia di Due Cani e di un Cuore che Ricomincia

Si fermavano entrambi, mi guardavano, come in attesa di una risposta.

Mi sono svegliata con le lacrime agli occhi e una frase sola in testa:

“Non è un tradimento, è un passaggio di testimone.”

Il sabato successivo sono tornata al canile.

Questa volta il volantino era ben piegato nella mia borsa, come una decisione interrotta a metà.

Anna mi ha riconosciuta subito.

«È tornata.»

«Sì», ho detto. «Non so ancora cosa posso dare.

Ma so che non voglio che qualcuno passi i suoi ultimi anni sentendosi buttato via.»

Lei ha sorriso.

«Iniziamo con una passeggiata?

Niente firme, niente impegni.

Solo qualche giro nel cortile.»

Tito è uscito dal box piano, con un po’ di rigidità nelle zampe posteriori.

Quando gli abbiamo messo il guinzaglio, ha scodinzolato, ma senza esagerare, come chi ha imparato a non farsi troppe illusioni.

Camminando nel cortile, sentivo il peso lieve del guinzaglio nella mano.

Non era quello di Rocco, ma il gesto era lo stesso.

Dopo qualche minuto, Tito ha fatto una cosa che mi ha spaccato il cuore: si è fermato, mi ha guardata e ha appoggiato il fianco contro la mia gamba, come per dire “sono qui, se vuoi”.

Mi sono chinata e gli ho grattato il collo.

Sotto le dita sentivo la pelle un po’ secca, il pelo non più lucido.

Un corpo stanco, ma ancora capace di fiducia.

«Non posso prometterti quattordici anni», ho mormorato. «Ma posso prometterti che, se vieni con me, non sarai mai più un trasloco di troppo.»

Il vento è passato tra gli alberi del cortile, sollevando un po’ di foglie secche.

Per un istante ho avuto la sensazione assurda che, da qualche parte, Rocco stesse annusando l’aria, approvando.

Non ho firmato nulla quel giorno.

Ho solo compilato un modulo di “affido temporaneo”, come lo chiamano loro.

Tito sarebbe venuto a casa con me per qualche settimana, per vedere come andava.

Quando abbiamo aperto la porta del mio appartamento, il vuoto non mi è sembrato più così ostile.

Tito ha annusato ogni angolo, è arrivato fino al balcone, si è fermato davanti al vaso.

Io l’ho guardato.

«Lì sotto c’è il collare di qualcuno che ti capirà», ho detto piano.

Lui si è sdraiato accanto al vaso, sospirando, come se avesse finalmente trovato un posto da cui ripartire.

Quel giorno ho capito una cosa che nessuno mi aveva mai detto:

il cuore non sostituisce.

Il cuore aggiunge.

E forse, proprio nel modo in cui scegliamo di aprirlo di nuovo dopo un addio, c’è la parte più coraggiosa del nostro amore.

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