Sotto il diluvio vide un ragazzo quasi morto: lo salvò d’istinto… e anni dopo lui tornò per lei

Sotto il diluvio vide un ragazzo quasi morto: lo salvò d’istinto… e anni dopo lui tornò per lei

Lei salvò un ragazzo morente per strada — Anni dopo, lui tornò come miliardario per salvarle la vita

La pioggia cadeva così forte che sembrava che il cielo si fosse squarciato in due.
Anna Rossi stringeva il volante mentre guidava verso casa dopo un’altra lunga giornata di lavoro in un ufficio amministrativo di Milano. Era stanca, con la testa piena di numeri, scadenze e una solitudine silenziosa che da tempo faceva parte della sua vita.

Poi, all’improvviso, i fari illuminarono qualcosa sul bordo della strada allagata.

Un ragazzo.
Magro, fradicio, quasi immobile.

Il cuore di Anna sussultò. Senza pensarci, frenò bruscamente, aprì la portiera e corse sotto la pioggia battente. Il ragazzo aveva la pelle rovente per la febbre, i vestiti incollati al corpo fragile. Aprì appena gli occhi quando sentì la sua voce.

«Va tutto bene… ci sono io», sussurrò Anna, anche se la voce le tremava.

Lo sollevò: pesava pochissimo. Lo sistemò sul sedile della macchina e partì a tutta velocità verso l’ospedale, senza badare alla pioggia che cancellava il mondo intorno a lei. Pregava solo di non essere arrivata troppo tardi.

In pronto soccorso i medici agirono subito. Anna rimase seduta fuori, completamente bagnata, con le mani che non smettevano di tremare. I minuti sembravano ore.
Alla fine, un medico le si avvicinò.

«Se fosse arrivata un minuto dopo», disse piano, «non ce l’avrebbe fatta. Gli ha salvato la vita.»

Anna si portò una mano alla bocca, sopraffatta. Non conosceva quel ragazzo, eppure qualcosa dentro di lei non le aveva permesso di voltarsi dall’altra parte.

Quando il ragazzo riprese conoscenza, sussurrò il suo nome: Luca Bianchi, quindici anni.
Sua madre era morta improvvisamente in un incidente stradale. I parenti avevano preso quel poco che lei aveva lasciato e lo avevano mandato via. Da mesi Luca viveva per strada: affamato, infreddolito, dimenticato da tutti.

Anna ascoltò in silenzio, con gli occhi pieni di dolore. Non per sé, ma per lui.

In quel momento prese una decisione.

Lo portò a casa.

Non aveva molti soldi, ma gli offrì ciò che poteva: pasti caldi, vestiti puliti, l’iscrizione a scuola, parole di incoraggiamento. Lo trattava come un fratello minore.
Luca rispose con una gratitudine silenziosa. Studiava fino a tardi ogni sera, deciso a non sprecare quella seconda possibilità.

Ma non tutti intorno ad Anna condividevano la sua compassione.

Il marito, Sergio, guardava Luca con crescente fastidio. La suocera lo insultava ogni giorno, chiamandolo “un randagio”. Anche nel quartiere iniziarono i pettegolezzi. Anna diventò oggetto di critiche e sussurri.

Una sera, Anna sentì la voce di Sergio, fredda e minacciosa:

«Se non manda via quel ragazzo, farò in modo che non si svegli più.»

Luca aveva sentito tutto.

Quella notte fece la sua scelta.

All’alba, scomparve.

Lasciò solo una lettera.

Quando Anna la trovò la mattina seguente, le mani le tremavano. La scrittura era incerta, come tracciata tra le lacrime.

“Grazie per avermi salvato. Grazie per avermi voluto bene. Non sarò io la causa della tua rovina.”

Anna corse fuori chiamando il suo nome, ma le strade erano vuote. Luca era sparito.

I giorni divennero settimane. Anna mangiava poco, dormiva ancora meno. Cercò nei dormitori, nelle stazioni, ovunque potesse trovarsi un ragazzo solo. Ma Luca sembrava svanito nel nulla.
Sergio e sua madre finsero preoccupazione, ma nei loro occhi Anna vedeva sollievo. La casa tornò come prima. Lei no. Il vuoto lasciato da Luca non la abbandonò mai.

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